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Dati e creatività: una nuova coppia vincente

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Spesso crediamo che i dati siano solo noiosi numeri da studiare, certo, molto importanti in fase di analisi o di strategia, ma comunque molto lontani da tutto ciò che riguarda la creatività.

Eppure le ultime campagne pubblicitarie di grandi aziende come Spotify o Coca-Cola ci insegnano che dati e creatività sono più vicini di quanto immaginiamo.

Anche molti addetti ai lavori propongono questo tipo di visione: Jennifer Brett, per esempio, leader della unit American Insights di LinkedIn Marketing Solutions, afferma l’esistenza di un’intensa relazione tra la grande quantità di dati che oggi le aziende possono ottenere e la creatività delle loro campagne marketing.

E i risultati sono sorprendenti.

Forse è proprio perchè quando un’idea creativa si basa su informazioni dettagliate riguardo gli utenti, essa viene supportata dai dati stessi, e non limitata come qualcuno potrebbe pensare.

Grazie al potere del dato concreto, la creatività può dirigersi verso un obiettivo ben preciso, che non deve essere mai perso di vista.

Oggi però sono veramente tanti i dati di cui possiamo disporre per rafforzare la nostra idea creativa.

L’abilità di un professionista si riconosce dalla selezione accurata dei dati realmente utili a dare un valore aggiunto alla campagna, che, a causa del numero sempre crescente di informazioni, diventa sempre più un problema per le aziende che vogliono tracciare un identikit reale dei propri consumatori.

Anche ad IF! Festival 2018, dove ho partecipato lo scorso Novembre, il tema è stato sicuramente tra i più caldi tra quelli affrontati durante tutto l’evento.

Mattia Busnelli (Head of Digital Marketing EMEA, FCA), durante lo show “Lo storytelling dei data, una minaccia o un’opportunità?”, ci parla di come oggi il rapporto dati-creatività sia oggetto di visioni diverse.

Chi pensa che la creatività senza dati sia solo fine a se stessa, chi crede che i dati non siano sufficienti per una pubblicità completa.

Una cosa è certa: i dati sono essenziali in molte fasi del processo di comunicazione attuale.

Molte multinazionali, tra cui la stessa FCA, si stanno preparando per assumere risorse capaci di analizzare ed interpretare in maniera definita l’esperienza del singolo consumatore, così da prevederne il comportamento.

In questo modo sarà più semplice ideare la strategia visiva e comunicativa per il pubblico di riferimento e si potrà pensare ad una pubblicità più mirata verso il singolo, che verso la massa.

L’importante però è non tralasciare l’autenticità del brand e il valore che contraddistingue un’azienda rispetto ad un’altra agli occhi dei consumatori; e per questa ragione, il pensiero creativo sarà un “must” che non passerà mai di moda.

E per le piccole e medie imprese?

Il consiglio è di tenere d’occhio gli strumenti che oggi le piattaforme come Google Analytics o Facebook Insights offrono per analizzare i dati.

Selezionare quelli più utili e porsi un obiettivo finale basandosi su essi.

E poi serve un forte branding.

Comunicare il proprio valore aggiunto, il proprio tratto distintivo, il proprio carattere autentico.

Poichè i dati sono sicuramente un buon inizio, ma senza la forza della creatività, possono rivelarsi inutili.

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